Per l’ultima notte

parole-nel-buioLa vita continua. Ma chi gliel’ha chiesto.
Apre un nuovo grande fratello, con nuovi concorrenti che parlano vanamente di se stessi. Gli do un occhio mentre leggo, ma in ogni caso m’incuriosisce.
Vorrei sapere perché, o meglio, mi chiedo come io faccia a interessarmi davvero a qualcosa. Ho un buco nero dentro che si allarga giorno per giorno, in certi momenti mi sento il viso spento come mai avrei pensato, come per la certezza che per me fosse tutto finito, come se non ci fosse più presente, né tantomeno futuro. Qualche volta vorrei addormentarmi con la certezza di non svegliarmi più, averne la consapevolezza mi regalerebbe l’ultimo momento finalmente felice della mia vita.foto buio
Una volta avevo frequenti scoppi d’ira. Gli scoppi d’ira sono terribili, insorgono all’improvviso, spesso non per ragioni valide ma si nutrono di pretesti, anche sottili, ma sufficienti a rompere un argine forte quanto uno stuzzicadenti. Controllarmi in modo ferreo era perciò fondamentale, in modo che quegli scoppi si fermassero nelle braccia, tramutandole in ciocchi di legno e il respiro in un ansito. Poi passavano, ma lasciavano il timore di un loro ritorno, perché se in una cosa brutta c’è un pizzico di piacere la rifarai senz’altro, senza apparentemente volerlo.
Molti riescono a vivere lo stesso dopo fatti tremendi, ma io non mi sento in colpa per questo, io semplicemente non ci riesco, forse non ci voglio riuscire più.
La questione non è solo che non trovo sostanza nei rapporti fatti solo di parole, non è solo che la vita mi pare sempre più spenta e inutile, ho qualcosa dentro di profondamente vuoto e solo. È un vuoto che continua, permane, ristagna, è come il nulla de “La storia infinita”, dove smetti di desiderare, di progettare, di pensare.
E poi devo dimenticare tanti, troppi dolori e non ci riesco, non posso parlarne altrimenti rischio di beccare prediche sul senso della vita o peggio lo sguardo impotente di chi non mi può aiutare.
Nemmeno piangere serve più a niente, nemmeno sperare di ricominciare.
Ricominciare da chi, da cosa, come?buio
Non è vero che la speranza sia l’ultima a morire, molto spesso è la prima e il brutto comincia proprio allora: quando non c’è più niente da sperare, da desiderare, per cui essere felice, nulla da aspettare, la vita diventa solo un digrignare di denti e una fatica immane.
Mi chiedo davvero perché viverla, a che scopo. Se lo scopo non c’è più, nemmeno per il gusto della stessa giornata, beh, faccio posto a chi invece di viverla ne ha voglia davvero.
Senza dignità non si può stare al mondo un minuto di più.
Del resto, a cosa mai serve fare foto ai bambini sorridenti nella culla, spesso nudi e paffuti e con le guance di pesca, se poi da grandi si diventa brutti e freddi e cinici?

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